Design
Originale fin dall’ingresso, G-rough si apre ai suoi ospiti attraverso la “Gallery Bar”, onirico e caleidoscopico project space con banco bar in ottone satinato in fondo alla parete, pareti a specchio color bronzo, poltrone e tavolini originali anni ‘50, cementine esagonali bianche e rosse a terra e rigogliosi rami e fronde a sovrastare le sedute e creare un effetto “giardino d’inverno” che si riflette nell’affresco fotografico wallpaper del corridoio, realizzato – site specific – dall’artista Pietro Ruffo.
La “Gallery Bar” nasce come punto d’incontro e rappresentazione verso l’esterno dello spirito artistico e delle opere che pervadono il carattere di G-rough, ma si trasforma poi in punto di partenza di una matrice che si sviluppa in tutti gli spazi della struttura: camere, scale, muri, pavimenti e soffitti in una sorta di “galleria diffusa” in tutto l’edificio.
Il corridoio, decorato dal wall-paper camouflage di Ruffo conduce a un salotto privato e intimo, ri-nominato “SITO”, dall’iscrizione-opera realizzata dall’artista Gianni Piacentini sopra l’ingresso e alle scale che portano ai cinque piani e alle dieci suite di G-rough.
Il forte spirito artistico si manifesta anche nella numerazione dei piani che, figurando l’edificio campato in aria (o radicato in cielo), secondo un’idea di Piacentini e Salini, segue una numerazione sotto sopra – rappresentata con intense scritte al neon ad ogni pianerottolo: con il piano “uno… dal cielo” situato al 5° piano reale, e il piano “cinque” al 1° reale.
Alle dieci suite dei piani superiori si accede attraverso scale decorate dai murales a pastello di Marino Melarangelo: cinque Pasquino Suite, affacciate sull’omonima piazza e cinque Suite, affacciate sull’interno. Tutti gli ambienti sono arredati con oggetti unici, dal gusto inconfondibile: atelier di vintage design, aste, fiere di modernariato e laboratori d’artista il territorio di esplorazione e ispirazione in cui sono stati accuratamente selezionati tutti i pezzi da collezione che “abitano” G-rough.
Ogni camera rende omaggio ai designer rappresentati portando i loro nomi propri: Silvio (da Silvio Cavatorta), Giò (Giò Ponti), Gugliemo (Ulrich), Ico (Parisi), Afra&Tobia (Scarpa), … … con ritratti stilizzati di ciascuno all’ingresso delle rispettive porte e portachiavi personalizzati allo stesso modo, tutto realizzato dall’artista Marco Raparelli e si rivelano poi completamente diverse l’una dell’altra: dal sabbia che domina le pareti scialbate; al giallo ocra, al beige caldo, al bordeaux e il verde muschio al rarefatto bianco ghiaccio, che si specchia in quello della cupola di Sant’Agnese, del quinto piano.
Il forte spirito artistico si manifesta anche nella numerazione dei piani che, figurando l’edificio campato in aria (o radicato in cielo), secondo un’idea dell’artista Gianni Piacentini, segue una numerazione sotto sopra – rappresentata con intense scritte al neon ad ogni pianerottolo: con il piano “cinque” situato al primo piano, reale, e il piano “uno” all’ultimo.
Ogni porta si apre grazie ad un pomo, opera in ottone realizzato da Emiliano Maggi.
Diverse nei singoli elementi di arredo ogni camera ripropone lo stilema e l’estetica essenziale e rigorosa di un certo design italiano del secolo scorso racchiudendo, ciascuna, una o più “perle”: tavolo, sedie, armadi e tolette di Ico Parisi, carrello bar, appliques e specchi di Gio Ponti, lampade e poltroncine della coppia Afra&Tobia Scarpa, armadio e camera da letto in pergamena dalle linee sobrie di Gugliemo Ulrich…
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